trasporto rifiuti ADR

Trasporto rifiuti in ADR. Quando deve essere eseguito?

Quando il trasporto di rifiuti è soggetto al rispetto dell’accordo ADR? Come identificare quali rifiuti sono soggetti all’ADR?


Indice


Cos’è l’ADR

ADR è l’acronimo che indica l’accordo europeo per il trasporto di merci pericolose firmato nel 1957 con l’obiettivo di uniformare le norme di sicurezza per il trasporto di questo tipo di merci su strada. Contiene all’interno di due allegati (A e B) le disposizioni con le norme tecniche necessarie per effettuare il trasporto internazionale di merci pericolose su strada in sicurezza. L’Italia è uno dei 52 paesi che ad oggi hanno firmato questa intesa e recepito tali norme anche per il trasporto interno. La ratifica italiana dell’ADR è avvenuta con la Legge n.1839/1962.

Se si lavora nell’ambito dei rifiuti è molto importante sapere cosa prevede l’accordo ADR perché tra le merci pericolose che possono viaggiare su strada ci sono proprio anche i rifiuti.

Quali rifiuti sono soggetti al trasporto in ADR?

Bisogna subito specificare che non esiste una corrispondenza fra la categoria dei “rifiuti pericolosi” individuati dal D.Lgs 152/2006 e quelli delle merci pericolose ai sensi dell’accordo ADR. Inoltre è possibile che rifiuti classificati come non pericolosi possano comunque rientrare nella categoria di merci pericolose sottoposte ad ADR.

Il motivo è che principalmente non c’è una corrispondenza tra Codici CER e numeri ONU. Il numero ONU è un codice di 4 cifre che identifica univocamente in tutto il mondo un tipo di sostanza pericolosa. A questo codice è associato il tipo di pericolosità della stessa ed una determinata classificazione ADR.

Non esistendo quindi un criterio di raffronto diretto fra codici CER e numeri ONU, la classificazione di pericolosità dei rifiuti ai fini del trasporto su strada, con conseguente assegnazione del numero ONU, va effettuata secondo i criteri enunciati nella sottosezione ADR 2.2.x.1.

Infatti la sezione 2.1.3 -“Classificazione di materie, comprese le soluzioni e miscele (come preparati e rifiuti), non nominativamente menzionate”- stabilisce che le materie non nominativamente menzionate nell’ADR debbano essere classificate “in funzione del loro grado di pericolo secondo i criteri enunciati nella sottosezione 2.2.x.1 delle diverse classi”. Il o i pericoli presentati da una materia devono essere determinati in base alle sue caratteristiche fisiche, chimiche e proprietà fisiologiche.

I rifiuti in ADR, quindi, sono tutti quei rifiuti (pericolosi e non) che, in base alle sostanze in essi contenute possono essere classificati pericolosi ai fini del trasporto secondo la normativa ADR.

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La classificazione dei rifiuti in ADR

Per comprendere se un rifiuto sia soggetto ad ADR e quindi sapere con che tipo di misure di sicurezza deve viaggiare è necessario conoscere se esso contiene le sostanze identificate con numero ONU oltre una determinata soglia di sicurezza. Di solito per identificare il numero ONU, salvo casi particolari in cui è semplice riuscire a farlo, è necessario eseguire delle analisi.

Per definire poi il tipo di imballaggio da utilizzare per la merce da trasportare si deve procedere incrociando due parametri:

  • Il numero ONU che identifica la sostanza pericolosa.
  • Il gruppo di imballaggio, che definisce il grado di pericolosità di una data merce (esempio: gruppo di imballaggio I, materie molto pericolose).

La combinazione di queste due informazioni, consente di procedere al corretto confezionamento della merce. Queste istruzioni si trovano nella Tabella A del capitolo 3.2 ADR, chiamata anche “lista delle merci pericolose”. Ogni riga della Tabella A si riferisce ad un preciso numero ONU e ad esso è associato un gruppo di imballaggio (P.G.).

Le tipologie di trasporto in ADR

Quando un rifiuto deve essere trasportato in ADR l’accordo specifica il tipo di imballaggio, etichette e marchi da applicare su di essi ed eventuali esenzioni. Ecco le diverse casistiche:

  • Esenzione per Quantità Limitata. In questo caso, il rifiuto deve essere trasportato all’interno di un idoneo imballaggio conforme al capitolo 6.1.4, sul quale viene apposto uno specifico marchio e nel Formulario da compilare dev’essere contrassegnata la dicitura “Si’” alla voce “ADR”. L’unità di trasporto deve essere opportunamente marcata, tranne il caso in cui la massa lorda totale dei colli contenenti merci pericolose imballate in quantità limitate non supera 8 t per unità di trasporto ed esse sono le uniche merci pericolose presenti sul mezzo;
  • Esenzione per Quantità Limitata per unità di trasporto. Per utilizzare questo tipo di esenzione è necessario che vengano rispettati i quantitativi massimi di merce trasportabile per unità di trasporto così come definito del capitolo 1.1.3.6 ADR.
  • Trasporto in completo regime ADR. Questa situazione è analoga a quelle viste in precedenza, ma le disposizioni di sicurezza sono ancora maggiori, dal momento che non si tratta di applicare esenzioni dovute al trasporto di quantità limitate di rifiuti pericolosi.

Chi è coinvolto in un trasporto di rifiuti in ADR?

Un trasporto in ADR coinvolge tutte le figure che partecipano alla gestione della movimentazione su strada di un rifiuto pericoloso. Le figure alle quali la normativa si rivolge possono essere ricondotte a quattro:

  • Colui che effettua la spedizione del rifiuto pericoloso (può coincidere con lo stesso produttore del rifiuto);
  • Colui che si occupa dell’imballaggio e del carico;
  • Il trasportatore;
  • Il destinatario.

Gli oneri di chi spedisce riguardano la corretta classificazione dei rifiuti, in modo che nel caso, siano predisposti al trasporto conformemente alla normativa ADR. Chi effettua l’imballaggio e il trasportatore devono utilizzare per i colli gli imballaggi conformi e contrassegnarli adeguatamente in base alle indicazioni contenute nell’accordo. Il destinatario, che può essere l’impianto di recupero o smaltimento, ha l’obbligo di verificare che le prescrizioni ADR per il carico siano state rispettate.

Il consulente ADR

Per fare in modo che le prescrizioni ADR possano essere adeguatamente predisposte per i trasporti effettuati dalle aziende, nella sezione 1.8.3 dell’accordo è normata la figura del “consulente ADR”. Viene definito come colui che è incaricato di facilitare l’opera di prevenzione dei rischi per le persone, i beni e l’ambiente inerenti l’attività di trasporto di merci pericolose.

Il Decreto legislativo n. 40/2000 ha introdotto nel nostro ordinamento giuridico la figura del “consulente alla sicurezza dei trasporti di merci pericolose”, noto anche come “consulente ADR”. Ciò per recepire la Direttiva 96/35/CE, relativa alla designazione e alla qualificazione professionale dei consulenti per la sicurezza dei trasporti di merci pericolose su strada, per ferrovia o per via navigabile.

Il consulente ADR deve avere una conoscenza approfondita dei rischi inerenti il trasporto e le operazioni di carico e scarico di merci pericolose e delle disposizioni normative vigenti in materia (ADR e/o RID). Per svolgere tale incarico è obbligatorio possedere un certificato di formazione professionale rilasciato dal Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Per riceverlo è necessario superare l’apposito esame oppure conseguirlo in uno stato aderente all’accordo. Il certificato può essere completo, oppure riguardare solo certi tipi di merci pericolose e alcune modalità di trasporto. Dev’essere rinnovato ogni 5 anni ed è valido in tutta la Comunità Europea.

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Quando il consulente ADR è obbligatorio per un’azienda?

La figura del consulente ADR è obbligatoria per tutte le aziende che effettuano operazioni di trasporto, confezionamento, spedizione, imballaggio, carico e scarico di merci pericolose. Sono esentati dall’obbligo di nomina del consulente ADR le aziende aventi specifici requisiti, ovvero che:

  • trasportano merci pericolose al di sotto dei limiti quantitativi definiti nei punti 1.1.3.6 e 1.7.1.4 del Regolamento ADR.
  • trasportano occasionalmente in ambito nazionale merci che presentano un grado di pericolosità o rischio di inquinamento minimi.
  • effettuano trasporto di merci pericolose secondo i punti a) b) c) e d) del D.Lgs 35 del 2010

Le esenzioni si applicano per l’impresa che effettua un numero massimo di operazioni annue pari a 24, con un limite massimo di 3 operazioni nello stesso mese o un totale complessivo massimo non superiore a 180 tonnellate/anno.

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