Cos'è il CER

Il Catalogo europeo dei rifiuti è l'elenco dei codici di classificazione dei Rifiuti composti da 3 coppie numeriche, secondo la direttiva comunitaria 75/442/CE

Cosa significa CER e cosa indica nel settore dei rifiuti?

Il Catalogo Europeo dei Rifiuti (CER) fornisce la classificazione dei tipi di rifiuti così come stabilita dalla direttiva 75/442/CEE. L’allegato I è noto comunemente come Catalogo Europeo dei Rifiuti e si applica a tutti i rifiuti, siano essi destinati allo smaltimento o al recupero.

L’Elenco dei rifiuti della UE è stato recepito in Italia a partire dal 1º gennaio 2002 in sostituzione della precedente normativa. L’elenco dei rifiuti riportato nella Decisione 2000/532/Ce è stato recepito trasposto in Italia con il D. Lgs. 3 aprile 152/2006 (recante “Norme in materia ambientale”), allegati alla parte quarta, allegato D.

L’elenco dei codici CER è riportato nell’Allegato D del D. Lgs. 3 aprile 2006, n. 152 “Norme in materia ambientale – Parte quarta – Norme in materia di gestione dei rifiuti e di bonifica dei siti inquinati” ed al comma 3 dello stesso allegato sono illustrati i criteri da seguire per individuare correttamente il codice CER da attribuire ad un rifiuto in funzione dell’attività e dello specifico processo produttivo che lo ha generato.

I 20 capitoli del Catalogo Europeo dei Rifiuti (CER) sono a loro volta divisi in un numero variabile di sottocapitoli. Un codice CER è composto di 6 cifre suddivise in tre coppie: la prima identifica il capitolo, la seconda indica il sottocapitolo e l’attribuzione della terza coppia di cifre ottiene il codice completo. Il capitolo individua la fonte del rifiuto, ovvero l’attività che ha originato il rifiuto. I capitoli che vanno da 01 a 12 e da 17 a 20 individuano ciascuno un settore o un processo produttivo da cui si genera il rifiuto. I capitoli 13, 14 e 15 rappresentano le fonti di tutti quei rifiuti che non sono generati da uno specifico processo produttivo, ma che sono trasversali ad ogni attività: il capitolo 13 riporta i codici relativi agli oli esauriti, il 14 quelli relativi ai solventi ed il 15 i codici per gli imballaggi. Il capitolo 16, infine, identifica i rifiuti non specificati altrimenti nell’elenco. I sottocapitoli che si trovano all’interno dei capitoli identificano, all’interno dell’attività produttiva, lo specifico processo produttivo che ha generato il rifiuto. L’ultima coppia di numeri identifica la specifica tipologia di rifiuto.

Il percorso corretto di attribuzione del codice CER ad un rifiuto deve prima di tutto tener conto dell’attività svolta dal produttore e successivamente occorre far riferimento al processo specifico che lo ha generato. Per la sua attribuzione occorre identificare la fonte del rifiuto consultando i capitoli da 01 a 12 e da 17 a 20 ad eccezione dei codici che terminano con le cifre 99. Se la fonte del rifiuto non è stata trovata occorre esaminare i capitoli 13, 14 e 15. Se la fonte del rifiuto non è stata ancora trovata si passa ad esaminare il capitolo 16. Se il rifiuto in questione non è classificabile neppure mediante i codici del capitolo 16 si deve utilizzare un codice che termina con le cifre 99 “rifiuto non specificato altrimenti” riconsultando i capitoli da 01 a 12 e da 17 a 20.

Come sono composti i codici CER?

codici CER sono delle sequenze numeriche, composte da 6 cifre riunite in 3 coppie (es. 15 01 06), volte ad identificare un rifiuto in base al processo produttivo da cui è originato.

 

codice cer identificazione

 

Un codice CER, dunque è costituito da 3 coppie di numeri:

  • la prima coppia di cifre – che va da 00 a 20 – rappresenta la classe ed individua il processo produttivo e dunque il settore industriale da cui si origina la sostanza;
  • la seconda coppia di cifre – che va da 01 a 09 – indica la sottoclasse ed individua l’attività produttiva con la lavorazione specifica;
  • la terza coppia di cifre – che va da 01 a 99 – rappresenta la categoria, ovvero indica le sostanze effettivamente contenute all’interno del rifiuto, quindi la sua tipologia.

Il DL 91/2014, convertito con legge 116/2014, sottolinea che la responsabilità di attribuzione del CER è del produttore, il quale non può demandare semplicemente questa responsabilità ad un consulente o ad un laboratorio di analisi, ma deve innanzi tutto raccogliere egli stesso, essere consapevole e registrare in un apposito documento (da tenere presso la sede produttiva del rifiuto) le informazioni che servono per determinare il codice CER e capire se il rifiuto è o non è pericoloso.

Come si dividono i codici CER?

Nell’ambito della gestione rifiuti, l’elenco dei codici CER si divide in codici CER non pericolosi e codici CER pericolosi.

Convenzionalmente i rifiuti pericolosi vengono identificati con un asterisco “*” dopo le cifre (es. 02 01 08* “rifiuti agrochimici contenenti sostanze pericolose”).
La pericolosità di un rifiuto, quando non è determinabile dalle schede di sicurezza dei prodotti che costituiscono il rifiuto, viene determinata tramite analisi di laboratorio volte a verificare l’eventuale superamento di valori di soglia individuati dalle Direttive sulla classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio delle sostanze pericolose.
Questo si applica alle tipologie di rifiuti individuati da “codici CER a specchio“, ossia una coppia di diversi codici cer che si riferiscono allo stesso rifiuto, uno (asteriscato) nel caso in cui esso sia un rifiuto pericoloso e l’altro (non asteriscato) nel caso in cui non lo sia. Altri tipi di rifiuti, invece, sono necessariamente pericolosi o non pericolosi in base alla loro tipologia e pertanto la loro classificazione non richiede analisi.

La recente Decisione 2014/955/UE del 30 dicembre 2014 sostituisce la Decisione 2000/532/CE. Tale Provvedimento modifica il precedente elenco ed entrerà in vigore dal 1 giugno 2015.

Nell’attesa di un’analisi più approfondita del Revisionato Catalogo Europeo dei Rifiuti e delle conseguenze che la Decisione 2014/955/UE porterà alla classificazione dei rifiuti, nella tabella CER sottostante facciamo il punto della situazione sullo stato attuale dei codici CER attualmente in uso ed in vigore relativamente ai più comuni rifiuti prodotti in ufficio.

Cosa deve fare il produttore di rifiuti per rispondere correttamente alla normativa?

  1. Determinare esattamente il ciclo produttivo da cui proviene il rifiuto;
  2. conoscere le materie prime che entrano nel ciclo produttivo (facendo particolare riferimento alle etichettature a alle schede di sicurezza da cui si possono prendere le informazioni riguardo alla pericolosità e alle misure di sicurezza da adottare nella loro gestione);

con queste informazioni e consultando l’elenco dei codici CER sarà possibile determinare il codice CER, nel caso in cui sia possibile scegliere tra un codice pericoloso e uno non pericoloso bisognerà procedere come segue:

  1. valutare la presenza di materie prime pericolose analizzando le schede di sicurezza delle materie impiegate all’interno del ciclo produttivo e sulla base della loro ipotetica concentrazione, estrapolare la pericolosità del rifiuto consultando le tabelle di correlazione che correlano i codici di pericolo CLP con le classi di pericolo di rifiuti HP;
  2. se non fosse possibile determinare le informazioni sopra bisognerà ricorrere ad una analisi chimica presso un laboratorio accreditato – l’analisi andrà commissionata ad un laboratorio esterno e bisognerà fornirgli tutte le informazioni elencate sopra, bisognerà specificare la ricerca delle sostanze di cui non abbiamo potuto escludere la presenza.

Come si classificano i codici CER?

L’art. 184 e l’allegato D parte IV del D. Lgs. 152 del 3 Aprile 2006 classificano i rifiuti rispettivamente in:

Rifiuti urbani o speciali, in base alla loro origine;

Rifiuti pericolosi o non pericolosi, in base alla loro caratteristica di pericolosità.

Il vigente Catalogo Europeo dei Rifiuti (CER) codifica ciascuna tipologia di rifiuto (urbano, speciale non pericoloso e speciale pericoloso) in base alle caratteristiche chimico-fisiche ed al processo di produzione dello stesso.

La classificazione dei rifiuti ha come obiettivo fondamentale l’attribuzione del corretto codice CER, una sequenza numerica di sei cifre, distinta in tre coppie aventi specifiche funzioni identificative:

  • la prima coppia di cifre, denominata “classe”, individua il processo che genera il rifiuto, ossia il settore produttivo di provenienza del rifiuto medesimo;
  • la seconda coppia, denominata “sottoclasse”, identifica il processo e/o la lavorazione che ha originato il rifiuto all’interno delle settore produttivo di provenienza;
  • la terza coppia specifica la “categoria”, ovvero la singola tipologia di rifiuto.

Esempio: CER 10 11 03 

  • 10  settore produttivo: rifiuti prodotti da processi termici;
  • 10 11  attività o processo: rifiuti prodotti dalla fabbricazione del vetro;
  • 10 11 03  descrizione rifiuto: scarti di materiali in fibra a base di vetro.

I codici CER consentono di discriminare tra rifiuti pericolosi e rifiuti non pericolosi. I primi sono contrassegnati da un asterisco (*) posto immediatamente dopo la categoria.

Attribuzione del codice CER

L’esatta attribuzione del codice CER è di fondamentale importanza per l’individuazione delle più appropriate modalità di gestione (stoccaggio, recupero/smaltimento e trasporto) dei rifiuti. Spetta al produttore l’idonea identificazione del codice CER per ogni rifiuto prodotto, verificandone la correttezza in funzione della vigente normativa in tema d’ambiente. La procedura per la corretta attribuzione del codice CER ad un rifiuto è di seguito dettagliata:

  • consultazione delle classi dei CER da 01 a 12 e da 17 a 20;
  • ricorrere alle classi 13, 14 e 15 qualora la consultazione di cui al punto 1 non consentisse di individuare il rifiuto da gestire; 
  • ricorrere alla classe 16, qualora la consultazione di cui al punto 2 non consentisse di individuare il rifiuto da gestire; 
  • individuazione della sottoclasse tra quelle rappresentate. In caso di mancato riscontro, assegnare la categoria 99.

Si veda lo schema qui sotto riportato

 

cos'è il CER

 

 

Caratteristiche di pericolo nella classificazione rifiuti

Qualsiasi rifiuto che può essere identificato da una voce contrassegnata da un asterisco (*) va considerato pericoloso. I rifiuti definiti da tutte le altre voci sono considerati non pericolosi. Al fine di classificare correttamente un rifiuto pericoloso è necessario valutare a quale delle seguenti tipologie di voci debbano essere assegnati i rifiuti in esame:

  • voce di pericolo assoluto (AH, Absolute Hazardous, contrassegnata da un asterisco (*))

i rifiuti assegnati a voci AH non possono essere assegnati a voci di non pericolo e sono considerati pericolosi senza ulteriore valutazione. Qualora un rifiuto sia assegnato a una voce AH, è classificato come pericoloso e non occorrono ulteriori valutazioni per decidere se debba essere classificato come pericoloso. Tuttavia, sarà necessario procedere con la determinazione delle caratteristiche di pericolo presentate dal rifiuto in questione;

  • voce di non pericolo assoluto (ANH)

i rifiuti assegnati a voci ANH non possono essere assegnati a voci di pericolo e devono essere classificati come non pericolosi senza ulteriore valutazione. Qualora un rifiuto sia assegnato a una voce ANH, lo stesso è classificato come non pericoloso e non occorrono ulteriori valutazioni per decidere se detto rifiuto debba essere classificato come non pericoloso.

  • voce specchio

le «voci specchio» possono essere definite come due o più voci correlate, una delle quali è pericolosa e l’altra no. A differenza delle voci AH o ANH, se un rifiuto viene assegnato a un gruppo di voci alternative, occorre intraprendere una valutazione più approfondita ai fini dell’assegnazione.

 Caratteristiche dei rifiuti che li rendono pericolosi

(descrizione desunta dalla direttiva quadro sui rifiuti, allegato III)

Caratteristiche di pericolo
HP1  Esplosivo
HP2 Comburenti
HP3 Infiammabile
HP4 Irritante – Irritazione cutanea e lesioni oculari
HP5 Tossicità specifica per organi bersaglio (STOT, Specific Target Organ Toxicity)/Tossicità in caso di aspirazione
HP6 Tossicità acuta
HP7 Cancerogeno
HP8 Corrosivo
HP9 Infettivo
HP10 Tossico per la riproduzione
HP11 Mutageno
HP12 Liberazione di gas a tossicità acuta
HP13 Sensibilizzante
HP14 Sostanze ecotossiche
HP15 Rifiuto che non possiede direttamente una delle caratteristiche di pericolo summenzionate ma può manifestarla successivamente

 

L’ottenimento di informazioni sufficienti sulla presenza e sul tenore di sostanze pericolose nei rifiuti costituisce una fase importante della classificazione dei rifiuti al fine di poter stabilire se gli stessi possono presentare caratteristiche di pericolo da HP1 a HP15. 

Esistono modi diversi per raccogliere informazioni sulla composizione pertinente dei rifiuti, sulle sostanze pericolose presenti e sulle potenziali caratteristiche di pericolo presentate dagli stessi:

  • informazioni sulla chimica/sul processo di fabbricazione che «generano rifiuti» e sulle relative sostanze in ingresso e intermedie, inclusi i pareri di esperti (fonti utili possono essere relazioni BREF, manuali dei processi industriali, descrizioni dei processi ed elenchi di materiali di ingresso forniti dal produttore, ecc.);
  • informazioni fornite dal produttore originario della sostanza o dell’oggetto prima che questi diventassero rifiuti, ad esempio schede di dati di sicurezza, etichetta del prodotto o schede di prodotto;
  • banche dati sulle analisi dei rifiuti disponibili a livello di Stati membri;
  • campionamento e analisi chimica dei rifiuti.

 Una volta raccolte le informazioni sulla composizione dei rifiuti, è possibile valutare se le sostanze identificate sono classificate come pericolose. Al fine di determinare se le sostanze contenute sono classificate come pericolose e per saperne di più sulle classi e sulle categorie di pericolo specifiche attribuite alle sostanze a norma del regolamento CLP, fare riferimento agli orientamenti forniti nell’allegato 2 della Comunicazione 2018/C 124/01.

Cos’è il Catalogo europeo dei Rifiuti europeo CER?

Delle 3 coppie di numeri cui è costituito il codice CER, si procede scegliendo la prima coppia tra le seguenti che rappresentano il settore industriale:

Una volta individuato il settore industriale di provenienza del rifiuto speciale, si procederà all’identificazione delle altre due cifre che codificano la lavorazione specifica.

La seconda coppia di numeri andrà ricercata tra quelle proposte nell’elenco CER in corrispondenza delle prime due cifre individuate, ecco un esempio:

  • 1101 _ _ Rifiuti prodotti dal trattamento e ricopertura di metalli (ad esempio, processi galvanici, zincatura, decapaggio, pulitura elettrolitica, fosfatazione, sgrassaggio con alcali, anodizzazione)
  • 1102 _ _ Rifiuti prodotti dalla lavorazione idrometallurgica di metalli non ferrosi
  • 1103 _ _ Rifiuti solidi e fanghi prodotti da processi di rinvenimento
  • 1105 _ _ Rifiuti prodotti da processi di galvanizzazione a caldo

Bisognerà quindi scegliere la sequenza corretta di cifre che identifica il processo che genera il rifiuto, in questo caso il codice che identifica l’operazione di decapaggio:

  • 1101 _ _ Rifiuti prodotti dal trattamento e ricopertura di metalli (ad esempio, processi galvanici, zincatura, decapaggio, pulitura elettrolitica, fosfatazione, sgrassaggio con alcali, anodizzazione)

Le ultime due cifre (terza coppia) andranno cercate all’interno delle sottoclassi che identificano la tipologia di rifiuto:

  • 110105 – acidi di decappaggio
  • 110106 – acidi non specificati altrimenti
  • 110107 – basi di decappaggio
  • 110108 – fanghi di fosfatazione
  • 110109 – fanghi e residui di filtrazione, contenenti sostanze pericolose
  • 110110 – fanghi e residui di filtrazione, diversi da quelli di cui alla voce 11 01 09
  • 110111 – soluzioni acquose di lavaggio, contenenti sostanze pericolose
  • 110112 – soluzioni acquose di lavaggio, diverse da quelle di cui alla voce 10 01 11
  • 110113 – rifiuti di sgrassaggio contenenti sostanze pericolose
  • 110114 – rifiuti di sgrassaggio diversi da quelli di cui alla voce 11 01 13
  • 110115 – eluati e fanghi di sistemi a membrana e sistemi a scambio ionico, contenenti sostanze pericolose
  • 110116 – resine a scambio ionico saturate o esaurite
  • 110198 – altri rifiuti contenenti sostanze pericolose
  • 110199 – rifiuti non specificati altrimenti

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