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Guida gestione rifiuti: 13 consigli per consulenti ambientali

Il consulente ambientale ha tra le sue mansioni principali quella di gestire i rifiuti. Ecco una guida per la gestione rifiuti con 13 consigli per consulenti ambientali.


Indice


Guida gestione rifiuti – Introduzione

La gestione dei rifiuti speciali prodotti all’interno delle aziende è un’attività molto importante e anche di una certa complessità. Ad occuparsene possono essere figure interne, ma sempre più spesso accade che siano consulenti ambientali esterni a gestire tali questioni. Oltre che implicazioni di carattere normativo, la gestione rifiuti ha importanti ricadute economiche. Se infatti bisogna gestire i rifiuti secondo ciò che è prescritto da determinate Leggi è inoltre vero che si tratta di un’attività costosa. Anzi sempre più costosa. Il costo della gestione dei rifiuti speciali è infatti in costante crescita.

Risaputo come negli ultimi anni le imprese abbiano riscontrato difficoltà sempre maggiori nella gestione dei rifiuti. Sono aumentati i costi di smaltimento, così come si sono dilatati i tempi di ritiro da parte degli operatori.
La situazione è giunta a questo punto a causa della carenza di impianti, loro capacità limitate e conseguente saturazione degli stoccaggi di accettazione. Le difficoltà ad offrire risposte efficaci ed efficienti alle richieste, in particolare in Emilia-Romagna, Veneto e Toscana hanno determinato un aumento considerevole dei costi di trattamento e smaltimento. Ma i rincari hanno raggiunto il doppio quando non il triplo nei territori con ancor minore presenza di impianti.

Viste tali difficoltà, si capisce quanto la gestione dei rifiuti possa essere un’attività di crescente difficoltà oltre che economicamente importante. Il lavoro del consulente ambientale, benché possa essere di ampio raggio, vede tra le sue mansioni principali quella della gestione rifiuti. Ecco perché abbiamo voluto creare una guida per la gestione dei rifiuti. In questo articolo vogliamo dare alcuni consigli su come svolgere meglio questa attività.

Gestione rifiuti: la definizione

La gestione dei rifiuti è l’insieme di metodi e procedure volti a realizzare le fasi di deposito, raccolta, trasporto, i trattamenti di recupero o smaltimento di rifiuti, salvaguardando salute umana e limitando il più possibile impatti negativi sull’ambiente.

Queste attività nel loro insieme sono normate da una serie di Leggi create con lo scopo in primis proprio di tutelare salute e ambiente ma anche di tracciare e quantificare i rifiuti prodotti e poter progettare politiche di riduzione e riutilizzo.

La Legislazione sulla gestione dei rifiuti

Oggi la produzione della legislazione sui rifiuti in Italia avviene tramite il recepimento delle Leggi europee. Questo perché vi è un obbligo di recepimento delle normative europee che garantisce regole omogenee tra Nazioni. L’Unione Europea ha concepito un quadro giuridico specifico al fine di controllare l’intero ciclo dei rifiuti, dalla produzione allo smaltimento, incentivando recupero e riciclaggio.

La disciplina normativa in Italia è costituita dal Testo unico ambientale, il D.lgs. 152/2006, modificato dal D.lgs. 205/2010 che recepisce la direttiva europea 2008/98/CE. Questa direttiva, come scritto nel suo ambito di applicazione, “stabilisce misure volte a proteggere l’ambiente e la salute umana prevenendo o riducendo gli impatti negativi della produzione e della gestione dei rifiuti, riducendo gli impatti complessivi dell’uso delle risorse e migliorandone l’efficacia.” Dall’Unione Europea giunge anche l’elenco dei rifiuti ai fini della classificazione, contenuto nel Regolamento 2014/955/UE.

Ritornando alla Direttiva 2008/98/CE, questa ha stabilito che la corretta gestione dei Rifiuti deve rispettare una precisa gerarchia di azioni, che segue un ordine di priorità dettato dal livello di sostenibilità ambientale:

1) prevenzione
2) preparazione per il riutilizzo/riuso
3) riciclo
4) recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia
5) smaltimento

Secondo tale principio la prevenzione deve essere attuata favorendo la riduzione della produzione e della pericolosità dei rifiuti e facilitandone il riutilizzo, il riciclo e altre operazioni di recupero. Solo come ultima ratio gerarchica è collocato lo smaltimento in discarica, concepito come soluzione residuale da azzerare nel tempo. Ora addentriamoci all’interno della guida per la gestione rifiuti.

Guida gestione rifiuti: 12 consigli per  consulenti ambientali

Compito del consulente ambientale è quello di porre in essere le soluzioni di gestione dei rifiuti speciali aziendali rispettando le priorità indicate da questa gerarchia. Ecco perché di seguito si è voluta proporre la guida alla gestione dei rifiuti che include una serie di suggerimenti che il consulente ambientale può utilizzare per rendere più efficiente la sua azione.

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1. Creare un protocollo interno

Il primo consiglio della guida gestione rifiuto è definire un protocollo operativo interno all’azienda, che stabilisca le tipologie di rifiuti, i punti di raccolta e i contenitori, le modalità di deposito temporaneo, la frequenza di ritiro e i compiti individuali. Avere un modus operandi strutturato e definito aiuta ad avere sempre chiaro il da farsi e a rendere automatiche le azioni da compiere.

2. Redigere un documento interno di struttura

Definito il protocollo, crea un documento interno all’impresa nel quale sia messo per iscritto. Ad uso e consumo del personale che ha un qualche coinvolgimento con la gestione rifiuti, questo documento deve essere come un manuale e contenere le linee guida per la gestione dei rifiuti. Devono essere rese esplicite le regole di conferimento, oltre alle istruzioni per la compilazione della documentazione e la sua tenuta.

3. Utilizzare una piattaforma per il controllo delle autorizzazioni ambientali

Al momento della scelta dei trasportatori e degli impianti di destinazione bisogna controllare le autorizzazioni ambientali. Sarebbe ottimale farlo risparmiando tempo, senza dover chiedere dati o aggiornamenti e dover consultare l’Albo dei Gestori Ambientali, che purtroppo non ha un aggiornamento in tempo reale.

Per consultare le autorizzazioni ambientali esistono piattaforme online che raccolgono queste autorizzazioni, archiviando e aggiornando le informazioni in real time, in modo che si possa contare sempre su dati aggiornati. Accessibili in qualsiasi momento agli utenti iscritti al servizio, questo può talvolta essere integrato al gestionale in uso.

4. Utilizzare un software gestionale rifiuti

Dotarsi di un software per la gestione rifiuti consente una semplificazione della necessaria tenuta documentale. Porta infatti diversi vantaggi tra i quali la velocizzazione dei tempi di compilazione, l’annullamento del rischio di smarrimento dei documenti, il controllo in tempo reale di quantità e tipologie di rifiuti con notifiche sui limiti del deposito temporaneo.

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5. Mantenersi aggiornati sulla normativa – partecipare corsi di formazione

La formazione continua, se solitamente è intesa come un elemento strategico, ancor di più se si pensa alla crescente accelerazione del cambiamento nel mondo del lavoro, lo è in maniera ancor maggiore nella gestione dei rifiuti. La necessità di conoscere le normative, unita al loro frequente aggiornamento, pone la formazione continua quasi obbligatoria. Inoltre il rischio di sanzioni, tra l’altro piuttosto care e a volte anche di carattere penale, per chi non rispetta le norme di gestione rifiuti rende indispensabile stare sempre aggiornati.

Altro motivo per formarsi continuativamente è il costante cambiamento tecnologico, che non risparmia il mondo della gestione dei rifiuti. Nuove tecnologie possono portare a nuove opportunità di riciclo o riutilizzo e a un risparmio nei costi di smaltimento. Stare al passo può sicuramente portare dei vantaggi.

6. Formare il personale

Giunti a metà della nostra guida per la gestione rifiuti, vogliamo consigliare di organizzare qualche ora di formazione destinandola ai dirigenti e a chi gestisce i rifiuti internamente all’azienda. Questo soprattutto perché essendo il produttore, quindi il titolare d’azienda, responsabile per Legge della gestione dei rifiuti, è indispensabile sia formato sulle modalità con le quali essa si realizza. Inoltre è bene che il personale sia formato su diversi aspetti tecnici e normativi, come per esempio la compilazione dei documenti e la loro conservazione, e avere chiaro il quadro di sanzioni che si rischia per un non rispetto delle predisposizioni di Legge.

7. Effettuare audit di controllo

Verificare attraverso audit, ovvero sopralluoghi di verifica anche informali, il corretto espletamento delle operazioni secondo quanto stabilito nel protocollo e contenuto nel documento interno. Oltre a ciò, queste verifiche possono essere di supporto nella gestione di eventuali non conformità di altro genere. In questo modo sarà anche possibile comprendere se la formazione è stata efficace e nel caso se debba essere migliorata o integrata con nuove informazioni.

8. Eseguire registrazioni periodiche sul registro di carico e scarico

Eseguire le registrazioni sui registri di carico e scarico non oltre i 10 giorni lavorativi è obbligo di Legge. Per questo è consigliato dotarsi di un metodo, in particolar modo nel caso in cui ci sia una produzione continua del rifiuto, cioè se esiste una produzione giornaliera o settimanale.

In questo caso si consiglia di eseguire la registrazione di carichi periodici secondo quantità calcolate in base alla produzione. Possibile sia necessario un periodo di osservazione per comprendere quali quantità registrare. Se il registro è tenuto digitalmente, attraverso l’adozione di software gestionali è possibile realizzare carichi automatici.

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9. Scegliere il criterio deposito Tempo più adatto

Come sappiamo, il D.lgs. 152/2006 prevede dei limiti per il deposito temporaneo. Ciò per evitare che la presenza di rifiuti presso il loro luogo di produzione diventi in pratica una discarica. Secondo il Decreto è facoltà del produttore scegliere tra due criteri:

Temporale: l’operazione di scarico dei rifiuti deve essere effettuata entro 90 giorni dall’operazione di carico indipendentemente dalla quantità depositata;

Quantitativo: il produttore può detenere i propri rifiuti in deposito temporaneo fino ad un quantitativo massimo di 30 metri cubi, di cui a massimo 10 metri cubi di rifiuti pericolosi.

In ogni caso, indipendentemente dalla scelta effettuata, il deposito temporaneo di un dato rifiuto non può avere durata superiore a un anno. Tale scelta è naturalmente condizionata dalle caratteristiche quali-quantitative dei rifiuti prodotti e dalla conformazione degli spazi all’interno dell’impresa. La gestione dei rifiuti dev’essere infatti svolta “secondo criteri di efficacia, efficienza, economicità, trasparenza, fattibilità tecnica ed economica”, come riportato dal D.lgs. 152/2006.

Scegliere un criterio univoco, ciò valido per tutti i rifiuti, per la gestione del deposito temporaneo può risultare comodo ma non pare obbligatorio. Infatti, senza un esplicito diniego nella giurisprudenza, pare essere possibile l’adozione di criteri differenti di gestione del deposito temporaneo scegliendo la modalità quantitativa per alcuni e quella temporale per altri.

10. Creare sistemi di avviso dei limiti del deposito temporaneo

In base al criterio adottato di deposito temporaneo, con l’ausilio di un software gestionale si possono impostare degli alert che avvisano l’avvicinamento alle soglie temporali o quantitative. Ciò consente di organizzare il trasporto verso l’impianto di destino per tempo.

Al fine di rispettare il criterio temporale, calcolare il computo dei giorni dalla data del primo carico effettuata sul registro successivo all’ultimo scarico. La tenuta sotto controllo delle scadenze è possibile anche attraverso l’uso di fogli di calcolo.

Per rispettare il criterio quantitativo si consiglia di inoltrare le richieste di trasporto al raggiungimento dei 2/3 del volume in modo da organizzare l’operazione di scarico per tempo evitando il sovraccarico del deposito temporaneo.

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11. Organizzare un deposito temporaneo sicuro

Assicurarsi che il deposito temporaneo sia organizzato per categorie omogenee di rifiuti. I rifiuti appartenenti a diverse categorie non devono essere miscelati, mischiati o posti in uno stesso contenitore. Nell’organizzare il deposito di rifiuti pericolosi, soprattutto se liquidi, evitare di porre a contatto sostanze chimiche che potrebbero reagire tra loro. Verificare le pericolosità HP attraverso le Schede di Sicurezza disponibili.

Prendere le adeguate precauzioni per non contaminare suolo, sottosuolo e di conseguenza le falde acquifere. A questo proposito garantire che i rifiuti siano stoccati in idonei contenitori e su superfici di appoggio impermeabile. Per i rifiuti liquidi predisporre idonei sistemi di contenimento degli sversamenti. Si consiglia di stoccare i rifiuti al coperto, se all’esterno sotto tettoie, per proteggerli da fenomeni atmosferici.

Contrassegnare tutti i contenitori di rifiuti con etichette o targhe, ponendole sui recipienti o in corrispondenza delle aree di stoccaggio. Questa etichettatura deve riportare il codice CER con la sua descrizione e le eventuali classi di pericolosità HP. Includere avvertenze di sicurezza attraverso l’utilizzo di ulteriore segnaletica che possa facilitare il personale, come pittogrammi di pericolo, indicando quali eventuali DPI utilizzare.

12. Organizzare la conservazione dei registri

L’ultimo consiglio della nostra guida per la gestione rifiuti è assicurarsi la conservazione integra e ordinata di tutti i registri di carico e scarico che oltre ad essere obbligo di Legge, è la base per la compilazione del MUD annuale. In caso di tenuta digitale, mantenere un file aggiornato con un elenco di tutti i registri di carico e scarico. L’utilizzo di un software tendenzialmente lo fa in maniera automatica creando poi delle schede rifiuto da impiegare durante la redazione del MUD.

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13. Farsi trasmettere la quarta copia del FIR via PEC

Si ricorda che con le novità introdotte dalla Legge di Bilancio del 2017 è consentito l’invio tramite PEC della quarta copia del Formulario FIR. La possibilità di trasmissione della quarta copia del FIR attraverso la PEC è prevista dell’articolo 1 della legge n. 205/2017 e confermata dalla nota del Ministero dell’Ambiente n. 1588 del 31/01/2018. Se si dispone di firma digitale l’invio di una comunicazione da PEC a PEC “sostituisce in tutto e per tutto, ad ogni effetto, la trasmissione materiale (cartacea)”.

Quindi si consiglia di adottare questa possibilità per ricevere velocemente la quarta copia ed evitare il pericolo di smarrimento o di non ricezione.

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